Portovesme srl, Glencore, la via della chiusura è stata annunciata, nonostante gli incontri dichiaratamente positivi, di cui tarda vedersi l’esito, sull’eventuale passaggio di mano della stessa industria di Portoscuso. Oramai l’ultima, insieme alla centrale elettrica Grazia Deledda dell’Enel, in un contesto industriale morente, cui non segue mutazione o evoluzione.

La fermata annunciata dalla Portovesme srl individua nei manifestanti la responsabilità. I ritardi generati all’ingresso e all’uscita agli automezzi determinerebbero uno stazionamento di scorie lavorate, altamente pericolose, che metterebbero a rischio la sicurezza dell’impianto.

Non sappiamo e non conosciamo quali scorie siano, certo è che se la fermata in impianto di due o più automezzi mette in pericolo la sicurezza dello stesso, non deve trattarsi di scorie innocue.

Una situazione drammatica cui tamponare con le solite pezze istituzionali, che non restituiscano chiarezza e sicurezza per gli obiettivi di qualsiasi investitore attuale e futuro,  costituiscono il metodo che da decenni vive il Sulcis industriale.

Un’area che subisce continui strappi e abusi sul territorio di cui le uniche vittime sono sempre e solo le persone, che vivono la loro esistenza sempre sull’orlo del baratro.

È necessario restituire il futuro a questa società, non attraverso le promesse o esclusivamente con gli ammortizzatori sociali, che costituiscono da troppi anni l’unica via adottata dalla politica, senza progetti di ampio respiro.

Sono terminati anche i tempi supplementari, non c’è più tempo, se non quello della miseria e della fame.

 Maurizio Ciotola

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