Domenica 7 maggio, in una calda e piacevole giornata primaverile, sorseggiavamo un caffè con alcuni amici, parlando di questi “nuovi tempi moderni”, caratterizzati dai Social, utilizzati non solo dai “millennials”.
Ad un certo punto, guardo l'orologio e mi ricordo di avere appuntamento al Teatro Lirico con due noti personaggi, Jacopo e Gabriele, impegnati nel loro spettacolo “È inutile a dire!”. Così, ci facciamo una chiacchierata che profuma d’intervista.
Ciao Jacopo, ciao Gabriele. “È inutile a dire!": che tipo di spettacolo ci dobbiamo aspettare?
"È uno spettacolo che parla un po’ dei tempi che stiamo vivendo adesso e come siamo cambiati nel rapporto con i Social, con i telefonini e così via. Quindi è una fotografia dei nostri tempi, uno spettacolo apparentemente divertente, ma che in realtà non fa ridere per niente (e si mettono a ridere). La gente ride, ma non fa ridere. Ma c'è sicuramente sotto un pensiero. Insomma, spero che passi il messaggio e si rifletta. Ci saranno tanti miei vecchi personaggi, come Salvatore Pilloni, Signor Tonino e Signor Angioletto. Non ti faccio nessun cavallo di battaglia, non ti posso anticipare niente".
Jacopo ti sei diplomato nel ’98 alla Scuola di Recitazione
"Questo lo dici tu (e ridono). Nel ’98, ma alle Superiori. Mi sono iscritto in una scuola di recitazione l’”Actors Studio” nel ‘98 e poi nel 2004, ho partecipato alla trasmissione “Come il calcio sui maccheroni” della Pola.
Gabriele tu non c’eri ancora?
"Io sono arrivato l’anno dopo".
Jacopo, dopo “La Pola” hai fatto tanta tv e tanto cinema. Sei diventato molto popolare a livello nazionale con il film “L’Uomo che comprò la Luna”, recitando con Benito Urgu e instaurando con lui un rapporto professionale importante. Giusto?
"In realtà, ci siamo conosciuti molto prima. Per esempio, abbiamo fatto insieme anche: “L'arbitro” nel 2001, ma in effetti in quel film che dici tu, abbiamo legato molto di più, abbiamo avuto un rapporto molto più stretto, abbiamo collaborato di più, i nostri personaggi interagivano di più e sicuramente ci siamo uniti, molto di più".
Non solo cinema, ma molta tv, sino ad arrivare all’agente Esposito nella fiction RAI “Il Commissario Lolita Lo Bosco”. Ma perché l’agente non poteva essere di origine sarda?
"Perché la fiction è tratta da un romanzo ambientato a Bari. Il personaggio già esisteva così. Io ho fatto il provino insieme ad altri ottanta ragazzi, quasi tutti pugliesi, e sono stato scelto. Poi il personaggio è nato e vive a Bari, la mamma è di Bari. Ii romanzo è così, non potrebbe essere diversamente".
Come direbbe l’Agente Esposito?
"Noo, adesso non mi viene, dovrei avere la divisa, senza sono come Superman".
Jacopo, parliamo di disabilità. Nel 2011 hai girato un cortometraggio con Gigi Riva per gli “Special Olympics”, un team formato da ragazzi con disabilità intellettiva. Perché hai voluto girare questo tipo di cortometraggio?
"Ho voluto utilizzare due realtà, accostando il quasi Dio Gigi Riva a questi Super Eroi degli Special Olympics, ragazzi che saltano e calciano in giro per la città. Ho preso ispirazione da una vecchia pubblicità della Nike. Mi faceva sorridere il fatto che Gigi Riva non fosse in grado di giocare con loro, lui che è una vera e propria divinità. Lo trovavo molto divertente".
Gabriele, come va invece con la tua partner professionale, che tutti considerano tua moglie?
"No, lei non è mia moglie. Per sua fortuna non lo é. Lavoriamo insieme facendo tante cose dal punto di vista professionale. Adesso faremo la nuova stagione de La Pola. Jacopo ormai fa tante altre cose".
Tornando a Jacopo, ormai ti sei montato la testa?
«Io ho collaborato con La Pola solo nel 2004. In seguito, con Benito Urgu, si trattava di sole ospitate con pezzi improvvisati, come quello famoso che girava sui Social".
Gabriele, tu hai perso i capelli. E' per colpa di Jacopo?
"Certo, mi fa disperare!" (e ridono)
Tra l'altro, ho notato che sei diventato bravo a cucinare da “Cozzina” a Videolina
"Sicuramente. Se c’è una cosa che non so fare è cucinare. Io so solo mangiare, poi sono difficile anche nell’alimentazione. Sono un tipo particolare",
Gabriele, anche tu hai 41 anni come Jacopo
"Sì, lui ad aprile ed io a maggio. Portati male. Seguo molto volentieri Jacopo, perché oltre ad essere amici, mi ha dato la possibilità di cimentarmi in un ruolo completamente diverso dal solito. E crede più lui in me, che io in me stesso. E' un’esperienza bellissima".
Jacopo, lo spettacolo vi porta in giro per l'Italia. Da poco eravate a Roma e Milano
"Sì, l'Italia è un pò più grande (e scoppiamo tutti a ridere), per ora facciamo Roma e Milano, ma senza volerlo. Probabilmente, senza volerlo, hai fatto una previsione. Forse la gireremo tutta l’Italia".
Cosa vorreste fare da grandi?
"Io vorrei fare un film da regista. Lui dirà che vorrebbe recitare nel mio film. Senza di me, non va da nessuna parte, te lo dico io" (Jacopo).
"Io vorrei fare l’attore nei suoi film da regista" (Gabriele).
Grazie per la vostra disponibilità. Una chiacchierata come se fossimo quattro amici al bar, anche se ora siamo solo in tre.
Intanto arriva anche il quarto (l'addetto stampa di Jacopo).
Bene, vi BBlascio preparare
"Sì, ma non rubarmi la crema per le mani!!!" (Jacopo).
Daniele Cardia