La comunità di Uta ha vissuto oggi un momento memorabile con il ritorno del Capotribù di Monte Arcosu.

L'evento, "Dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari verso casa", ha trasformato il Municipio in un crocevia di storia e orgoglio locale, aprendo le porte alla celebrazione della Sardegna millenaria.

Alle 9.30 è stato il sindaco Giacomo Porcu a dare il via all’evento. Poco spazio per la formalità e tanto per l'entusiasmo. E dopo aver accolto l’arrivo del Capotribù scortandolo sino al centro della Sala del Consiglio comunale, dove resterà esposto al pubblico sino alle 17.00 di sabato 18 novembre, ha dato il via alla giornata evidenziando l’importanza del bronzetto nel contesto storico locale e non solo. Ma sopratutto ha dato merito della partecipazione all’evento da parte della comunità per “preservare e valorizzare il ricco patrimonio culturale” e al “lavoro di squadra” per organizzare l’evento, che ha visto impegnato anche il MAN di Cagliari.

Rivolgendosi ai giovanissimi studenti presenti al Municipio che per l'occasione hanno indossato una maglia raffigurante il Capotribù di
Monte Arcosu ha detto: “è fondamentale mantenere vivo l'interesse, proseguire con studio e rigore scientifico, per tramandare il nostro patrimonio storico-culturale alle future generazioni”. 

Ha poi citato alcune recenti ambiziose attività portate avanti dall'Amministrazione civica, come l'ingresso del Comune nella Fondazione del Romanico in Sardegna, l'infrastrutturazione del Parco e il sopralluogo di studio dei 50 ricercatori esteri al Santuario di Santa Maria, e la nuova scuola in fase di costruzione. Inoltre, ha annunciato ulteriori investimenti nel Museo con i fondi del PNRR. 

Fausto Pani, il geo pedologo, ha preso la parola con il suo intervento sulla terra di Uta, rendendo i suoli e la geologia parte viva della storia agricola locale. L'agronomo Federico Corona ha poi raccontato la ricchezza di Uta, terra e acqua che insieme hanno plasmato la vita della
comunità. Don Roberto Maccioni, con il suo sorriso contagioso, ha svelato i segreti del sistema chiesastico di Uta, scrigno di spiritualità e cultura.

Maria Passeroni, con la passione di chi ama l'arte, ha guidato il pubblico attraverso il restauro del simulacro di Santa Maria di Uta.
Mentre Maria Antonietta Mongiu, conducendo i lavori, ha poi raccontato appassionata la storia del Capotribù di Monte Arcosu, non solo un
reperto, ma una guida del territorio e dell'identità e della storia isolana.

Infine, Francesco Muscolino, che ha chiuso il cerchio con la sua presentazione sul Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, rendendo
tangibile la memoria della Sardegna.

I relatori hanno regalato ai presenti spunti profondi e nuove prospettive, rendendo questa giornata non solo una celebrazione del passato, ma anche una finestra aperta sulle sfide e le opportunità future di Uta e della Sardegna.

ll bronzetto, alto 40 centimetri, primeggia tra le figurine nuragiche con la tipica rappresentazione dei capitribù. Mentre la sua figura impugna
una spada a lama larga, la storia racconta di un'affascinante scoperta avvenuta nel 1849, quando il carpentiere Francesco Pani, tagliando legna in montagna, rinvenne sette statuette di bronzo e otto spade, sepolte a metà nella terra.

Questo reperto, parte di un possibile corredo funerario secondo il canonico Giovanni Spano, aggiunge un tocco misterioso e affascinante a questa preziosa testimonianza della storia nuragica.

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