La Regione non ci sta e solleva davanti alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione con lo Stato per le autorizzazioni di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) rilasciate di recente dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).
Il provvedimento, assunto questa mattina dalla Giunta Regionale, riguarda tre decreti del Mase, pubblicati a partire dal 17 febbraio scorso, riguardanti l’autorizzazione per tre diversi impianti agrivoltaici che andrebbero ad insistere nei comuni di Siamaggiore, Solarussa, Tramatza, Zeddiani, Zerfaliu.
La Direzione generale Valutazione Impatti Ambientali del Ministero avrebbe infatti emesso una valutazione positiva senza neppure verificare se il progetto di volta in volta in esame ricadesse in un’area individuata come idonea dalle legge regionale 20/2024. Un atteggiamento che escluderebbe aprioristicamente l’applicazione della legge votata dal Consiglio Regionale e regolarmente in vigore. In aggiunta - come evidenziato dalla Regione - lo stesso organo del Ministero avrebbe ritenuto “illegittima qualsiasi disposizione normativa di rango regionale”.
Da qui la reazione della Regione. Il Mase, infatti non solo avrebbe tenuto una condotta contraria alle potestà legislative attribuite dallo Statuto Speciale della Sardegna, in particolare nelle materie dell’urbanistica, dell’edilizia e della tutela del paesaggio (compresa dell’agricoltura e delle foreste), della produzione e distribuzione dell’energia elettrica, ma avrebbe ritenuto illegittima qualsiasi disposizione in materia proveniente da qualsiasi regione italiana nell’individuare aree idonee o non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile.
La Direzione Generale Valutazioni Ambientali del MASE - sottolinea la Regione - non sostiene che la legge regionale 20 non sia pertinente con la materia oggetto delle proprie valutazioni, ma ne esclude a priori l’applicabilità. Un organo dello Stato, quindi, che non tiene conto del principio della separazione dei poteri, alla base di ogni ordinamento democratico. Un comportamento che, secondo la Regione, disapplica una legge vigente e avoca a sé il potere che spetta a un organo di rango costituzionale – la Consulta, per l’appunto – anticipandone i potenziali effetti censori.
La disapplicazione della legge regionale si conclude con l’adozione di più decreti che hanno espresso il giudizio di compatibilità ambientale in totale spregio delle prerogative della Regione e del Consiglio regionale sardo.
Per tutti questi motivi la presidente della Giunta Regionale, Alessandra Todde, di concerto con l’assessore dell’Ambiente, Rosanna Laconi, ha dato mandato all’Avvocatura della Regione di promuovere il giudizio davanti alla Corte Costituzionale, per chiedere che non spetti allo Stato disapplicare le leggi regionale, né valutarne la legittimità costituzionale e perché venga ribadito che spetti alla Regione Autonoma la potestà legislativa esclusiva in materia di urbanistica, compreso il diritto di tutela paesistico ambientale, la potestà normativa in materia di produzione e distribuzione dell’energia elettrica, oltre che edilizia, in materia di agricoltura e foreste, con conseguente tutela, come previsto dell’articolo 3 dello Statuto.
La Regione chiede inoltre che le sia riconosciuta la facoltà di regolare la definizione delle aree idonee alla produzione all’installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile, ai sensi dell’articolo 20 del decreto legislativo 199/2021 e quindi di annullare i provvedimenti del MASE, Direzione Generale Valutazioni Ambientali del 14/02/2025 prot. 68 (impianto agrivoltaico Fattoria Solare 1 a Solarussa e Zeddiani), del 13/03/2025 prot. 125 (impianto agrivoltaico comune di Solarussa e Zerfaliu) e del 13/03/2025 prot. 128 (Tramatza, Siamaggiore, Solarussa e Zeddiani impianto agrivoltaico).