Anche se le telecamere di sorveglianza in città sono assenti, almeno nei luoghi e nelle aree ad alto rischio, ci sono i cittadini che riprendono immagini degli atti di violenza.
Azioni che avvengono a Cagliari, nel suo centro storico o nelle periferie.
Se la Marina è penetrata da luoghi di distribuzione e vendita di sostanze alcoliche, che si protrae nelle ore notturne e ai minorenni, è anche vero che, nelle aree che potremmo definire più popolari, per l’alta presenza di un’edilizia abitativa popolare, come Is Mirrionis, le cose non vanno meglio.
E non perché le oneste persone che dignitosamente abitano in quelle case e nel quartiere compiono azioni di violenza, ma per il fatto che l’intero quartiere è ostaggio di gruppi violenti e armati, che gestiscono lo spaccio di stupefacenti e hanno il controllo delle bande armate, che si aggirano per la città.
La sicurezza non può essere determinata dal controllo asfittico sul territorio, o da una banale risposta rigida delle forze dell’ordine, che però devono pur essere presenti a tutela dei cittadini onesti e indifesi che circolano per le strade.
L’azione che manca è quella per cui è necessario intervenire nelle enclave abitative, che divengono fortini della delinquenza, verso cui le istituzioni statali e locali chiudono non uno, ma entrambi gli occhi.
La degenerazione di cui la società è vittima a causa della rottura dei limiti derivanti dagli obblighi e dalle norme legislative, è anche figlia della mancata osservanza delle leggi da parte di alcuni rappresentanti degli organi istituzionali, sul piano nazionale.
E forse, se riuscissimo ad avere in questi luoghi almeno un decimo delle forze dell’ordine, che vengono chiamate ad arginare le legittime manifestazioni politiche per la città, probabilmente queste azioni di violenza diverrebbero solo un triste ricordo.
Maurizio Ciotola