La stampa ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella società, non solo come veicolo di informazioni, ma anche come mezzo per stimolare la riflessione e il dibattito pubblico. Di fatto, le opinioni e i commenti dei cittadini rappresentano la voce della comunità e riflettono le diverse percezioni che la popolazione ha rispetto ai fatti di attualità.
Partendo da questi presupposti e considerando l’opportunità, per le edicole, di diventare dei veri e propri centri di aggregazione e socializzazione – soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, estranee al mondo dell’informazione digitale e dei social – è nato il progetto “Edicola aperta: le notizie secondo noi”, realizzato grazie alla collaborazione tra la nostra testata giornalistica e l’edicola di Roberto Tronci, in Piazza Bellu, poco distante dal Palazzo di Giustizia.
Un progetto che prevede un appuntamento fisso settimanale presso l’edicola di Roberto (ogni mercoledì mattina), durante il quale i clienti discutono le principali notizie pubblicate sui giornali, esprimendo in tutta libertà i propri commenti, opinioni e possibili ricette per risolvere i numerosi problemi che interessano la nostra società.
Il primo appuntamento questa mattina. Sul tavolo alcuni temi di grande attualità che campeggiano sulle prime pagine dei principali quotidiani.
Ad aprire il dibattito, i disagi della continuità territoriale, argomento che occupa uno spazio rilevante sulle pagine de L’Unione Sarda di mercoledì 13 novembre.
Il primo ad esprimersi sul punto è Mario, cliente abituale dell’edicola, che attacca: “è una situazione insopportabile. Dovremmo fare come fanno in Francia. Pensate, il cittadino corso paga in aereo quello che un sardo paga in treno. Come è possibile? Evidentemente da noi non c’è la volontà politica”.
Sulla stessa linea anche Paolo, entrato in edicola per acquistare i soliti quotidiani, che puntualizza: “un vero e proprio casino per tutti i sardi che devono viaggiare. Che la Regione si svegli, facciano come la Francia”.
Sandro invece, preferisce riassumere la situazione con un commento sintetico, ma che rende l’idea: “una gabbia e maccusu”.
Il dibattito si sposta poi sul tweet di Elon Musk, riguardante la decisione dei giudici italiani di sospendere la convalida dei trattenimenti in Albania di 7 migranti provenienti dall'Egitto e dal Bangladesh. Su questo tema le opinioni sono diverse.
Da un lato c’è chi, come Mario, che sostiene il diritto di Musk di poter esprimere le proprie idee: “in democrazia abbiamo tutti diritto di parola. Inoltre l’immigrato clandestino è un imboscato, non è un cittadino del mondo, va a disturbare il prossimo”.
Dall’altro, c’è chi, come Gianna, che critica il tweet di Musk: “le persone così mi danno fastidio. Perché non pensa al suo Paese? Come può pensare che i giudici non servano?
E visto che Musk è strettamente collegato a Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti, la discussione si allarga alle annunciate intenzioni politiche di The Donald, in particolare quelle riguardanti l’introduzione dei dazi commerciali. Argomento che suscita grande preoccupazione presso la comunità internazionale, stimolando le riflessioni dei presenti sull’impatto di tale provvedimento per la nostra isola. La prima ad esprimersi è Gianna: “la Sardegna è l’ultimo carro, a noi non ci calcola nessuno. Trump ne farà delle belle”.
Mario invece si scaglia sull’atteggiamento remissivo dei sardi: “ma cosa fanno i sardi per la loro situazione?”
E mentre si prosegue sull’argomento, entra in edicola Salvatore che esordisce con: “Ma c’è un comizio?” E subito si sente l’esigenza di passare ad un altro argomento di attualità: la minaccia delle pale eoliche.
Tema molto sentito, sul quale tutti i presenti in edicola non hanno dubbi: stanno distruggendo il nostro ambiente. Opinione comune, confermata da Gianna: “stanno distruggendo la nostra isola. Perché non le mettono in un posto dove non danneggiano?”
Anche Salvatore è contrario alle pale eoliche: “in campagna le vedo sempre più numerose, sembra che ti stiano tagliando la testa”.
Dopo un’animata discussione arriva la soluzione di Mario al problema: “a soli 700 km da qui c’è il Sahara, perché non le mettono lì?”
A smorzare l’entusiasmo di Mario ci pensa però Salvatore che osserva: “ma se non c’è vento…”. Pronta la risposta di Mario: “ma ita? C’è un sacco di vento”.
La discussione continua e intanto arrivano nuovi clienti che si uniscono al dibattito, dimostrando una evidente voglia di esprimere le proprie opinioni, di socializzare con persone nuove, di sentirsi vivi.
Federico Cheri