Quanto è difficile entrare nel "magico e meraviglioso" circo della politica sarda.

Lo dico per esperienza personale, cioè per aver cercato di aprire le porte del palazzone di via Roma per portare idee nuove, comunicazioni fedeli per la gente là di fuori e perché in natura bisogna conoscere più possibile. E io sono un immarcescibile curioso.

Fatta questa premessa veniamo ai fatti. Non c'è l'assassino da cercare o la vittima da riconoscere. C'è piuttosto un riassunto di quanto sia becero il sistema che serve a perpetuare vecchi schemi e altrettanti "vecchi volponi" della politica.

C'è chi inizia la campagna elettorale anche 5 anni prima dell'urna. Come se in questo preciso istante il candidato alle elezioni del 2029 iniziasse a frequentare quello che ha individuato come il suo probabile elettorato. Un lavoro certosino, che presuppone uno staff interessante per via delle diverse funzioni.

C'è chi farà le telefonate all'amico o all'amico dell'amico (e pensate quante, visto che ci deve tornare spesso per rinsaldare il contatto e non essere dimenticati).
Poi ci sarà chi organizzerà incontri di ogni genere, purché esca un manilfestino col nome del politico di grido e naturalmente affiancato dal candidato proponente.

Poi ci sono cene, apericena e buffet vari, che comunque ti vengono a costare un occhio della testa. Ricordo un candidato di Forza Italia (finito nel dimenticatoio), che periodicamente organizzava cene per i futuri sostenitori nella sua villetta al Margine Rosso. Aiutato dal suo esperto cuoco comprava centinaia di chili di malloreddus e altrettanti di salsiccia con cui fare il sugo alla campidanese.

Il menù? Sempre lo stesso per tutte le cene, condito da un vino sempre più "a buon prezzo". Questo è un modo per accasarsi l'elettore.

Ma se non hai questi contatti caschi male. Neanche la rivoluzione dei social ha aiutato. Forse ha evitato alcune spese per i santini, grazie al cosiddetto "messaggio elettronico", ma il popolo concede proclami solo al candidato presidente.

I futuri consiglieri regionali dovranno passare sotto le forche caudine del porta a porta (faticosissimo) e alla promessa solita dell'accordo. Oppure, in estrema ratio, al contributo preti a Porter di soldini per comprare la bombola, la spesa per qualche settimana o il pagamento "aumma aumma" di qualche bolletta.

Sentito ad una mensa per disagiati: "pensi,signor Antonello che mi sono recato all'ufficio del politico cagliaritano - tal dei tali - e gli ho chiesto i soldi per una bombola. Pensi, ero 4 giorni che non potevo cucinare! Bene, mi concesse 20 euro e io lo ringraziai. Lo stupore - termina la vecchina - arrivò dopo qualche giorno da questo episodio: il politico "benefattore" mi chiese la fattura dell'acquisto della bombola esortandomi a fargli riavere i 20 euro dell'acquisto al più presto".

Così và il mondo. Non c'è la preferenza sulla fiducia, i meriti e la capacità. Il voto di scambio si fa anche tra poveri e abbienti interessati e non solo nelle aule romane o del Consiglio Regionale.

Antonello Lai 

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