Il giorno 15 gennaio 2023, presso lo stabilimento "Altamarea" al Poetto, si è svolto il secondo evento casting del Concorso Nazionale "La Perla D'Italia", che ha visto la partecipazione, in qualità di "testimonial per i casting Selezione Sardegna", la bravissima Mary Emme, scelta dal Maestro Pandolfi per il suo percorso di rinascita.
Maria Antonietta Murgia, in arte Mary Emme, nasce a Tortolì nel 1963. Sogna di fare la stilista e inizia i suoi studi nel campo della moda. In poco tempo conquista un posto nelle passerelle regionali. Una vita felice e una carriera di successo, ma, all’improvviso, il buio.
Il 28 novembre 2015, alle ore 19.33, un incidente lungo la strada statale 131 cambia la sua vita; un incidente stradale nel Sarrabus, un frontale. In auto la sua amica, che ne uscirà illesa, e il suo ex marito Fabrizio, che morirà in ospedale.
Mary entra in coma, nel coma più profondo e più grave; clinicamente morta per arresto cardiaco. Dodici giorni di agonia tra la vita e la morte. Poi il risveglio e le cure per il recupero, prima a Cagliari, poi a Roma nella “Clinica Santa Lucia”.
“Durante i 12 giorni di coma io vivevo in un’altra dimensione; vedevo e parlavo con le persone che erano morte. Mio padre, mia madre e il mio ex marito Fabrizio. Quest'ultimo ha predetto il futuro urlandomi: - Tu ti salverai! Ma la cosa più drammatica è stata una luce accecante e abbagliante che mi infastidiva e io gridavo a tutti di spegnerla. Sono stata folgorata da questa luce e mi infastidiva assai, anche se chi ha provato il mio stato la considera invece un piacere immenso. Quando io ho visto la morte ho incontrato Satana: mi sorrideva con aria cattiva, mi circondava nel letto, per portarmi via con sé. Mi terrorizzava. Lui approfitta di questi momenti, quando una persona è in fin di vita, ma ho vinto io. Come una favola dal lieto fine dove il bene vince sul male. Sono stata a Cagliari in rianimazione per tre mesi e poi a Roma per altri tre. In quei mesi non ricordavo nulla di quello che mi era successo e non ricordavo nulla della mia vita negli ultimi due anni; era come se il mio cervello avesse elaborato la sua strategia per auto proteggersi. La chiamano amnesia post- traumatica. A causa delle lesioni celebrali avevo i capelli rasati e questo mi portava a pensare di essere in ospedale a causa di un tumore. Oltre alla memoria, avevo perso l’uso delle gambe, stavo in sedia a rotelle e avevo difficoltà nei movimenti delle braccia e della mani. Quindi le mie giornate trascorrevano tra riabilitazione motoria, neurologica, encefalogrammi, risonanze magnetiche e visite di neurologi e scienziati. Un percorso duro e difficile. Dopo sei mesi, durante la terapia presso la “Clinica Santa Lucia”, a Roma, mentre mi trovavo in giardino ho avuto un’illuminazione. Ho rivisto la mia macchina e ho urlato: Cosa ci faccio qui? Io ho avuto un incidente! Mi hanno portato subito dalla dottoressa, che alzando le braccia al cielo, disse che quello era il segno del risveglio. Finalmente ricordavo quello che era successo; ero ritornata alla vita! Al mio fianco c’era mia figlia, anche se non l’ho riconosciuta subito. È passato qualche mese per ricordare tutto... È stato difficile, la mia vita è cambiata; quando rimani clinicamente morta per giorni e poi ti risvegli non sei più la stessa. È una rincorsa al tempo perduto, una reintegrazione sociale dove devi riprenderti in mano le cose che stavi costruendo con il sudore. Io, la morte, l’ho vista in faccia. Sono morta e poi rinata. Posso dire a gran voce che la vita è solo di passaggio, quindi viviamola nei migliori dei modi, evitando liti e rancori, ma trasmettendo pace e amore.”
Oggi, la bella ed elegante stilista, è inserita in un programma di studi scientifici per capire il grande mistero che l’ha vista protagonista.
“Ho capito che tutto ciò che viviamo è parte di un disegno più grande. Nulla accade per caso e ripercorrendo tutte le esperienza che ho vissuto prima di quell’incidente, ho capito che tanti segnali, che noi definiamo casuali, mi stavano portando in quella direzione. Credo che il mio restare in vita sia dovuto a questo: essere testimone di un messaggio di amore”.
Stefania Cuccu