Una campagna... più che campagna forse è meglio definirla orto elettorale, mai come quest'anno in tono minore.
Sembrerebbe strano, ma i cartelloni murali e le affissioni dei faccioni - più o meno fotogenici - dei candidati, sono apparsi (pochi) solo in quest'ultima settimana.
Pare, a guardare i cartelloni zincati, che ci siano pochi candidati. E invece ci sono, eccome! Solo che, in Sardegna, hanno optato per fare da contorno alle apparizioni dei big, quelli si e in gran spolvero. Per loro (i big), rapide puntate per un put... vero e proprio tour de force nelle roccaforti, spesso con aerei privati e dall'inquinamento facile, in barba alla parte del discorso di turno dedicato alla tutela dell'ambiente.
Tanto, chi se ne accorge? Anzi, arrivare col jet privato fa figo e la bella figura con i capobastone e i gonzi locali, facendo presa sul candidato medio.
I comprimari (leggi candidati sardi), si accontentano di entrare nell'immaginetta di origine ecclesiale a favore di telecamere delle private, mai così avare di servizi dedicati ai soliti noti politici isolani.
E i social? Non pervenuti. O meglio, usati male, anzi malissimo. Evidentemente i candidati conoscono di virus, o meglio, di vitale, solo il Covid.
La rete, questa sconosciuta, sostituita neanche dal porta a porta, ormai declassificato, perché finalmente i politici di casa nostra si sono accorti di essere poco graditi nei quartieri che hanno già battuto nel passato, nei periodi di elezioni, per sparire subito, promesse comprese, per altri 4 o 5 anni. Giusto il tempo per nuove elezioni.
E che dire per le adunate o meglio adulate (il politico dai favori facili o dal classico voto di scambio), nei teatri o grandi Hotel?
Inni da seguire in piedi da fedelissimi della politica merceologica, sull'attenti al ritmo dei refrain orecchiabili e noti (mai cambiarli, non si riconoscerebbe il mandante), o marcette da seguire come tanti soldatini dell'esercito di Franceschiello.
Come siamo caduti in basso......
Il direttore
Antonello Tziu Lai