In una terra ove la politica è nel sangue di quasi tutti i cittadini, al punto di aver espresso due capi di Stato, il segretario più amato del partito comunista e una serie di ministri e leader, arrivare da Roma in punta di piedi è d’obbligo.
Pensare di essere re mida, per cui tutto ciò che si tocca diventa oro, è proprio di chi perde lucidità. Era accaduto a Berlusconi e oggi alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Quella che ha umiliato lo stesso Berlusconi quando si è insediata.
Paolo Truzzu era perfettamente consapevole dello scarso gradimento nei suoi confronti a Cagliari e Sassari, così come la sua coalizione, che lo ha spinto nell’arena dei leoni.
E nel duello Meloni - Salvini, la prima peccando di presunzione, ha affossato il sindaco di Cagliari, relegandolo a consigliere regionale, mentre Salvini ha ottenuto un seggio sicuro per le europee, per il fallimentare presidente della Regione uscente, Christian Solinas.
E, nei fatti, il grande sacrificio politico e famigliare lo ha compiuto anche Renato Soru, che ha catalizzato i voti che Truzzu non ha ricevuto, cui nessun sardista/leghista avrebbe dato alla candidata del centrosinistra.
Sul piano famigliare, perché al di là del dramma personale, ha reso indipendente e vittoriosa la figlia Camilla, fino a ieri in ombra del padre.
Il grande lavoro della Todde e della coalizione hanno compiuto il resto, con un’attenzione e una precisione millimetrica, cui un’ingegnera come la Presidente Todde, ha per cultura e metodo professionale.
Non sappiamo quanto il sindaco Truzzu sia stato consapevole di quell’euforia ciarliera, cui il gota della sua coalizione lo ha scaraventato sugli scogli, certamente lo erano i suoi più diretti collaboratori e sostenitori, che avrebbero dovuto chiede la sua candidatura alle euopee e far pagare il conto a Solinas e alla Lega del fallimento regionale.
Effetti della superbia populista che, nel lungo e medio termine, non hanno mai la meglio sulla razionalità cognitiva degli esseri umani.
Maurizio Ciotola