Probabilmente il prossimo Presidente degli Stati Uniti, non sarà Jeff Bezos il patron di Amazon, nonché l’uomo più ricco del mondo, ma sicuramente un altro leader della medesima élite, di cui Bezos è parte.
Parafrasando Baricco, potremmo dire che, quella élite, grazie a cui è stato reso fruibile a tutti un ulteriore ed universale “oltremondo”, di cui la rete è base, esce da quella rete radicata “sottopelle”, per appropriarsi del mondo reale, nelle sue principali istituzioni. Potrebbe essere Mark Zuckerberg, patron di Facebook, come Jerry Page o Sergej Brinn, creatori di Google, o da qualcuno dei fondatori di Twitter, quanto da Musk produttore della Tesla. Vi sono tutte le premesse affinché uno di essi diventi il nuovo Presidente degli USA, in una cordata a rete non rigida ma trasversale, costituita da quella stessa élite che, un mondo armato e strutturato disconosce e non comprende, sminuendo la rilevanza fino ad irriderne qualsiasi possibilità. Il 2020 è alle porte e gli eventi geopolitici sembrano percorrere altre strade, rispetto a quelle universali e prive di argini, proprie di quella élite nata dalla fluidità, oserei dire “liquidità” dell’esistere. Non sarà un passaggio violento e traumatico, l’avvicendarsi ad una élite morente, incapace di proiettarsi nel terzo millennio, che ancora oggi si ostina a ripercorre in modo sgangherato e farsesco, “mappe” proprie del diciannovesimo secolo, vero coacervo di esperienze drammatiche, quanto rivoluzionarie, ma la cui “fisicità” non consente loro alcuna “riedizione” in questo nuovo millennio. Finora sulla grande massa e nei confronti dei popoli si è agito attraverso delle gabbie istituzionali, in cui l’equilibrio labile tra forza e diritti ha permesso convivenze e generato drammatici scontri. Oggi l’azione diretta a conformare, nonché a gestire una massa decuplicata nei termini di accesso alle risorse materiali e soprattutto intellettuali, non può essere sottoposta a schemi analoghi e adottati fino a trent’anni fa. Di fatto non vi potranno essere ulteriori schemi, se non la via individuale ed umanistica verso cui solo l’educazione saprà e potrà agire. La caduta del Muro di Berlino, di quella contrapposizione tra due blocchi di potere, non è stata causata dalla banale supremazia economica ed industriale del blocco Occidentale capitalista. Il non comprenderlo ha condotto gran parte dell’élite intellettuale a considerare possibile una omologazione mondiale verso un pensiero unico, quello vincente, nella sua interpretazione corrente. Una omologazione che avrebbe condotto alla fine della storia. Di fatto nel 1989 l’implosione del Muro e del blocco comunista, i cui drammi sociali sono ancora parzialmente in essere, è figlia di quel fluidificarsi del pensiero umano e delle sue istituzioni, spinte da quella stessa ricerca di liberazione, cui i cugini occidentali incominciavano a materializzare attraverso la realizzazione di strumenti capaci di proiettarci in un “oltremondo” atemporale e privo di spazio. Dopo vent’anni dall’inizio del nuovo millennio, l’evoluzione che non trova parametri di confronto con altre epoche della storia dell’umanità, ha condotto e traslato il pensiero di miliardi di esseri umani in ambiti immateriali e liquidi, veloci e privi di tempo, attraverso cui lo stesso tempo può essere rigenerato e rinnovato. Quando Bezos, Zuckerberg, o chiunque altro della stessa élite, deciderà di candidarsi alla Casa Bianca non dovrà fare i conti con il consenso di cui sono già i detentori trasversali e quasi totali, sovranazionali. Il loro insediarsi alla Casa Bianca costituirà il momento di palese emersione da quei “tunnel”, che hanno creato nel tempo generando enormi cavità nell’ambito delle istituzioni. In un mondo inevitabilmente e forse fortunatamente destinato a questo passaggio politico e sociale, solo alcune élite residuali, ancorché inette, cercheranno di opporsi con esiti ridicoli e per loro drammatici, a questo ulteriore e inevitabile passaggio. Maurizio Ciotola