Nonostante la sua nobile mission - quella di promuovere buone prassi e definire normative per il contrasto alle disuguaglianze - l'Istituto Europeo per l’uguaglianza di Genere (EIGE), è stato beccato con le mani marmellata.

Infatti, in base a quanto riportato dal sito "Poltico.eu", pare che la Corte di Giustizia Lituana si sia recentemente espressa a favore di cinque ex dipendenti dell'autorevole istituto, che hanno accusato il loro ex datore di lavoro per trattamento discriminatorio. I cinque dipendenti, assunti con uno status di "temporary employees" sarebbero stati impiegati dall'EIGE per oltre tre anni consecutivi, con mansioni analoghe al personale a tempo indeterminato, ricevendo un salario mensile pari a quasi la metà rispetto a quello percepito dai loro colleghi con lo status di "permanent employees". Tutto questo in violazione degli standards applicabili alle istituzioni europee, che prevedono l'utilizzo di personale temporaneo solo ed esclusivamente per particolari periodi caratterizzati da picchi di lavoro straordinari e per la sostituzione di personale in maternità o malattia. Gli stessi standards europei prevedono inoltre che il personale temporaneo venga remunerato, a parità di mansione, come quello permanente. La sentenza della Corte di Giustizia Lituana sul caso dei cinque ex dipendenti dell'EIGE solleva, se ancora ce ne fosse bisogno, tutta una serie di dubbi sull'immagine e l'operato delle istituzioni europee, che predicano bene e molto spesso - come in questo caso - razzolano male. Come sottolinea l' avvocato difensore dei cinque ex dipendenti dell'EIGE, quanto accaduto deve rappresentare un segnale di allarme anche per le altre agenzie europee che utilizzano lavoro temporaneo o interinale. A questo punto sarebbe interessante sentire anche l'opinione dei massimi rappresentanti delle istituzioni europee, che non perdono occasione per richiamare i loro sudditi (come l'Italia) per un maggior rispetto delle regole. Federico Cheri