In un interessante articolo di Eline Schaart, pubblicato sul sito Politico.eu, vengono evidenziate alcuni motivi per i quali il Natale viene considerato "il più grande disastro ambientale annuale del mondo".

Almeno - secondo l'autrice dell'articolo - è quanto sostenuto dagli ambientalisti. Infatti il Natale consiste il più delle volte in una questione di consumo, come confermato dai dati richiamati dalla stessa Schaart. In particolare, nel 2017, la famiglia media di otto paesi europei intervistati ha speso 445 euro per cibo e bevande e regali. Il Regno Unito, con 639 euro, si piazza in cima alla lista, mentre gli olandesi appaiono più morigerati con 341 euro. Una corsa al consumismo "natalizio" che sta rovinando il pianeta per cinque specifiche ragioni.

1) Montagne di rifiuti

Ogni Natale la quantità di rifiuti prodotti nel solo Regno Unito aumenta del 30 per cento. Questo include circa 365.000 chilometri di carta da regalo non riciclabile - abbastanza per avvolgere l'equatore per nove volte - e un miliardo di carte che finiscono nel cestino.

2) Alberi di Natale controversi. Vero o falso è un dilemma sempre attuale

Secondo Carbon Trust (organizzazione indipendente ed esperta che aiuta aziende e istituzioni a contribuire e a beneficiare di un futuro più sostenibile attraverso la riduzione delle emissioni di carbonio), un vero albero di Natale ha un'impronta di carbonio "significativamente più bassa" rispetto a un albero artificiale, soprattutto se viene smaltito correttamente. L'organizzazione ha calcolato che un albero di Natale naturale alto 2 metri che viene smaltito in una discarica ha un'impronta di circa 16 chilogrammi di CO2, grazie alle emissioni di metano in decomposizione. Un albero che viene smaltito bruciandolo o reimpiantandolo ha un'impronta di circa 3,5 kg di CO2. Un albero di Natale di 2 metri in plastica, invece, ha un'impronta di carbonio di circa 40 kg di CO2 grazie ai processi di produzione ad alta intensità energetica, mentre un vero pino o abete assorbe naturalmente la CO2 e rilascia ossigeno prima di essere abbattuto. Ciò significa che i proprietari di un albero artificiale devono utilizzarlo per almeno un decennio affinché il suo impatto ambientale sia pari a quello di alberi naturali smaltiti in modo responsabile.

3) Doni pericolosi

La maggior parte dei giocattoli con cui i bambini trovano sotto l'albero di Natale sono prodotti in Cina.

Nel 2017 l'UE ha importato quasi 7,4 miliardi di euro di giocattoli, mentre ha esportato solo circa 1,4 miliardi di euro.

Secondo Eurostat, l'86 per cento di questi giocattoli proviene dalla Cina.

Tuttavia, alcuni di questi prodotti possono contenere livelli non sicuri di sostanze chimiche vietate.

I funzionari nazionali hanno bloccato la vendita di 248 tipi di giocattoli nell'UE quest'anno (pari a decine di milioni di unità) dopo che i test hanno rilevato livelli illegali di sostanze chimiche tossiche. La maggior parte di questi articoli problematici (88%) sono stati spediti dalla Cina, secondo una valutazione dei dati del sistema di allerta Rapex dell'UE pubblicata dall'Ufficio europeo dell'ambiente (EEB), una ONG. Il 51 per cento dei prodotti conteneva ftalati, un additivo plastico classificato come sostanza chimica che altera il sistema endocrino.

4) Cena a base di carne

Il maggiore impatto ambientale della cena di Natale deriverebbe dalla carne, come sottolineato da Christian Reynolds, ricercatore dell' Università di Sheffield che studia l'impatto ambientale delle cene con arrosto. La scelta della carne può infatti rappresentare fino al 70 per cento dell'impatto ambientale di un intero pasto, con il tacchino che ha un'impronta di carbonio inferiore rispetto al manzo o all'agnello (e le opzioni vegetariane ancora più basse). Ad esempio, un chilogrammo di proteine di manzo o agnello può generare da 643 a 749 chilogrammi di anidride carbonica, con conseguenti maggiori emissioni di gas serra rispetto a un passeggero che vola da Londra a New York. Uno studio dell'Università di Manchester ha scoperto che una cena di Natale con un tacchino medio, ha un'impronta di carbonio di 20 kg di CO2. Forse - si legge nell'articolo della Schaart - è giunto il momento di diventare polacchi? Il piatto principale sulle tavole polacche per la vigilia di Natale è la carpa. Uno studio dell'ONU ha scoperto che questi pesci che vivono nel fango hanno un'impronta di carbonio inferiore ai 2 kg di CO2 per ogni chilogrammo di carne. In aggiunta al problema della carne occorre rilevare anche quello dello spreco di cibo. Fenomeno che anche in Italia fa rilevare un trend in costante crescita.

5. Volare a casa per Natale

Secondo una ricerca di MasterCard, oltre 250 milioni di europei attraversano il continente durante le vacanze per visitare la famiglia e gli amici. L'europeo medio percorrerà in media 516 chilometri, circa la distanza da Parigi ad Amsterdam, con quasi un quarto di viaggio verso il cielo. Questi chilometri sono responsabili per un ulteriore aumento delle emissioni di gas serra, oltre alla congestione del traffico in Europa. L'impronta di carbonio dell'aviazione è cresciuta del 20% in Europa dal 2005, e continua ad aumentare in media del 4% all'anno. Attualmente è responsabile di circa il 2,5% delle emissioni di gas serra nel mondo. Se fosse un paese, l'aviazione sarebbe il sesto più grande inquinatore di carbonio al mondo, eclissando la Germania.

Le cinque ragioni che rendono il Natale una delle festività più nocive per il nostro pianeta, possono essere prese in considerazione anche per quanto riguarda il nostro Paese, con la nostra isola sicuramente meno afflitta (almeno fino ad oggi) dalle emissioni di gas serra connesse al "Volare a casa per Natale".

Indovinate perchè?